Branagh, il mio ritorno a casa con Belfast

A Toronto film più autobiografico dell'attore e regista

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  • (ANSA) - ROMA, 15 SET - Un "ritorno a casa" attraverso un film che ha iniziato a scrivere nelle prime settimane di lockdown. "E' Belfast, il film più autobiografico di Kenneth Branagh, racconto della sua infanzia nella natia capitale nordirlandese, che la sua famiglia, protestante, ha lasciato nel 1969 per trasferirsi in Inghilterra all'inizio della prima fase dei Troubles, gli scontri fra Irlandesi Cattolici Repubblicani e gli Irlandesi Protestanti Unionisti. Al debutto a Telluride e poi al Toronto International Film Festival, il film interpretato fra gli altri da Caitriona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciaran Hinds, Colin Morgan, e Jude Hill nei panni del piccolo protagonista, Buddy, girato in gran parte in bianco e nero ha conquistato i critici che lo indicano fra i titoli papabili per varie nomination agli Oscar.
        "Lavorare a Belfast per me ha costituito un ritorno in un luogo di sicurezze in un momento come questo nel quale viviamo una generalizzata incertezza a causa della pandemia - spiega Branagh nell'incontro in streaming organizzato al Tiff -. Volevo tornare in un momento nel quale i miei rapporti con il mondo erano definiti, dove potevo essere me stesso con facilità ed era impossibile perdersi, anche fisicamente, visto che conoscevi mezza città e nell'altra metà c'erano persone con cui sicuramente avresti trovati qualche legame o conoscenza in comune". Il film "è anche un ringraziamento a tutti quelli che hanno vegliato su di me e mi hanno aiutato a crescere in quegli anni". Belfast esplora anche come il conflitto in Irlanda si sia manifestato repentinamente, sconvolgendo la realtà "a cui eravamo abituati. Ho sentito come se mi togliessero il terreno da sotto i piedi, ho iniziato a vedere barricate erette alla fine delle strade dove giocavo". La sua famiglia, "come molte altre ha dovuto imparare a navigare in una realtà del tutto nuova e piena di incognite, qualcosa che penso stiamo vivendo anche in questo periodo di pandemia". Guardando il film "spero che emerga la resilienza, lo humour, la fierezza, la determinazione dei nordirlandesi, dimostrata anche nel sostenere l'accordo di pace raggiunto nel 1998, lasciandosi alle spalle il dolore del passato". (ANSA).