Uefa: Ceferin, in Europa non c'è spazio per i cartelli
Rieletto presidente 'Superlega come lupo con Cappuccetto Rosso'
- Rieletto presidente 'Superlega come lupo con Cappuccetto Rosso'
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(ANSA) - LISBONA, 05 APR - "Il calcio è cambiato, è uno specchio della società. I club rischiano per investimenti, i tifosi perdono l'identità. Stiamo correndo contro una globalizzazione galoppante e non dimentichiamo tutto ciò che questo implica, benefit e rischi. Il calcio europeo è già globale, ne stiamo pagando il prezzo. C'è stato il tentativo di creare un nuovo modello rispetto a quello che conosciamo bene.
Ma il nostro modello è basato sul merito sportivo, sempre. In questo continente non c'è spazio per dei cartelli". Nel suo discorso al Congresso dell'Uefa che oggi lo ha rieletto presidente (resterà in carica fino al 2027), Aleksander Ceferin torna a parlare della Superlega e delle trasformazioni in atto nello sport più popolare del mondo.
"Crediamo di averlo fatto capire, tutti insieme. Il calcio fa parte delle nostre radici, è l'ultimo asset pubblico che va privatizzato - dice ancora Ceferin -. Dobbiamo far sì che l'interesse di tutti prevalga su quello dei privati". E ancora sul progetto della Superlega: "Chi lo ha promosso sta rivendicando il fatto di voler salvare il calcio. È incredibile che nessuno abbia mostrato vergogna". "Nello spazio di pochi mesi, il progetto chiamato Superlega è stato trasformato in un protagonista di Cappuccetto Rosso - continua Ceferin -, un lupo travestito da nonna che è pronto a mangiarti. Ma qui qualcuno è stupido? Non credo". Per il presidente della Uefa ci sono due opposte visioni del mondo, e del calcio: "Egoismo contro solidarietà, grettezza e benevolenza, interessi privati contro altruismo, vergognose bugie e la verità. Sono cartelli al di sopra della meritocrazia e della democrazia, sono i soldi sopra i trofei. Se c'è una cosa che non dobbiamo dimenticare, è che nessuno deve pensare che il calcio non sia lo sport del popolo.
Va sfatato il mito che l'industrializzazione del calcio sia un processo inevitabile. Dobbiamo fare gioco di squadra. Durante la crisi di 48 ore della cosiddetta Superlega - conclude -, il calcio ha mostrato uno spirito di solidarietà e sarà storia".
(ANSA).